Le Notti del Tomino della Pro Loco Mastri

Facebook Instagram SCOPRI BOSCONERO SPORT & OUTDOOR STORIA E CULTURA PUNTI D’INTERESSE TERRITORIO TRADIZIONI EVENTI ESTATE 2024 NOTIZIE GALLERIA FOTOGRAFICA INFO SCOPRI BOSCONERO SPORT & OUTDOOR STORIA E CULTURA PUNTI D’INTERESSE TERRITORIO TRADIZIONI EVENTI ESTATE 2024 NOTIZIE GALLERIA FOTOGRAFICA INFO SCOPRI BOSCONERO SPORT & OUTDOOR STORIA E CULTURA PUNTI D’INTERESSE TERRITORIO TRADIZIONI EVENTI ESTATE 2024 NOTIZIE GALLERIA FOTOGRAFICA INFO SCOPRI BOSCONERO SPORT & OUTDOOR STORIA E CULTURA PUNTI D’INTERESSE TERRITORIO TRADIZIONI EVENTI ESTATE 2024 NOTIZIE GALLERIA FOTOGRAFICA INFO Le Notti del Tomino Il 28 e il 29 Giugno 2024, in Frazione Mastri presso la Pro Loco, è in calendario l’evento di punta della Frazione Bosconerese di Mastri. Le “Notti del Tomino” vedranno come grande protagonista ovviamente il Tomino di Mastri, prodotto culinario tipico del nostro territorio.   Di seguito trovate la locandina completa, con menù, prezzi e modalità di prenotazione. Vivi Bosconero è una piattaforma nata per raccontare il nostro Paese, tutto da vivere e scoprire.Parti con noi in questo viaggio alla scoperta del nostro territorio. 379 186 3089 info@vivibosconero.it Facebook Instagram “Bosconero? Un Paese meraviglioso, più lo vivi più lo ami.” Umberto Vittone Ideatore di Vivi Bosconero

Open Day al Tennis Club “Silvio Riti”

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Il programma di San Giovanni 2024

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La Tangenziale di Torino resterà chiusa per 5 notti

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La scodella ghiacciata

Bosconero, maggio 1821. Il bambino che portava in grembo scalciò irrequieto e Ginèt, sobbalzando, posò il fuso col quale stava filando la “rista” per appoggiare le mani su quel ventre ogni giorno più ingombrante. L’inverno era finito da un pezzo, ma le interminabili “piovere” di quel maggio obbligavano le due famiglie a riunirsi ancora all’interno della stalla, per cercare di togliersi di dosso tutta quell’umidità che penetrava fin nelle ossa. Ginèt era convinta che non sarebbe mai riuscita ad adattarsi al clima “dla bassa”, per dirla come la gente del suo paese. Era nata a Ronco, in Val Soana, in una modesta casupola immersa tra i castagni, nelle vicinanze del torrente. Pensando con nostalgia al suo paesino vide passare davanti ai suoi occhi vivide immagini della sua fanciullezza: le estati trascorse a raccogliere mirtilli, tra il profumo degli abeti; i lunghi pomeriggi trascorsi sui prati quando, mentre la sua Bianchina pascolava, ella se ne stava col naso all’insù ad osservare quel cielo terso; le nuvole, correndo veloci, assumevano le forme più strane: un cavallo con la carrozza si trasformava presto nel muso di un cane oppure assumeva forme umane. Strano come ripensando a quel luogo Ginèt ricordasse solamente le cose belle, dimenticando per esempio la miseria in cui viveva gran parte della gente lassù, in quelle piccole vecchie case dai tetti grigi, sorte su una povera terra che offriva poche possibilità. Anche Ginèt, come ogni ragazza da marito, aveva posto la tradizionale scodella piena d’acqua fuori dall’uscio, la notte dell’Epifania: la mattina seguente aveva osservato con stupore i disegni che il ghiaccio aveva formato; essi predicevano un ricco matrimonio, ma Ginèt non si faceva illusioni.   La sua famiglia era povera e Luìs, il ragazzo che ella amava da sempre, avendo condiviso con lui tutta la fanciullezza, era orfano e non possedeva altro che la buona volontà. Ed era proprio con lui che si era sposata, diciassette anni orsono, decidendo subito dopo di trasferirsi in pianura, dove il lavoro non mancava. Bepìn, il “magnìn”, li aveva indirizzati a Bosconero, in una cascina in cui viveva già da anni una famiglia di mezzadri: lì anch’essi avevano stipulato un contratto di mezzadria con il ricco possidente dell’enorme casa colonica, occupandone due piccole stanzette. Ora Luìs se ne stava con gli altri uomini sulla porta della stalla, osservando con preoccupazione tutta quell’acqua che scrosciando dal cielo formava tanti rivoletti; questi si riunivano nel punto più basso dell’aia, vicino al cancello, per poi inondare il sentiero all’esterno. “Speroma ch’a chita për San Medard!” aveva borbottato Ceco. Anche Ginèt aveva imparato a sue spese il vecchio proverbio per cui “Sa piò a San Medard, për quaranta dì na pija part”: era successo due volte negli anni addietro che, essendo piovuto l’ 8 giugno, giorno di San Medardo, frequenti temporali nei quaranta giorni successivi avevano reso molto problematica la fienagione. Come avevano “tribulato” in quegli anni! Non facevano in tempo a “spanciar ël fen” che grossi nuvoloni minacciosi coprivano il cielo, obbligandoli a rastrellare tutto in fretta e furia. Un giorno Ginèt era arrivata a casa fradicia e si era presa una polmonite, che l’aveva costretta a letto per molti giorni.  Per fortuna la sua costituzione robusta l’aveva salvata; ma la sua guarigione era avvenuta anche grazie alla Lena, “la mare granda”, che in quei giorni l’aveva accudita e coccolata come se fosse stata sua figlia. Maddalena, chiamata da tutti Lena, era la moglie di Minòt, l’anziano mezzadro dell’altra famiglia che condivideva con loro la grande casa colonica. Sin da quando erano giunti a Bosconero i due sposini avevano trovato in Lena e Minòt due genitori adottivi, che li avevano generosamente aiutati ad inserirsi nella vita di cascina, insegnando loro tutti i “segreti del mestiere”, fatti soprattutto di piccoli accorgimenti, di antichi proverbi e di astronomia spicciola. Ginèt appoggiò la schiena contro la ruvida parete della stalla, sollevando i piedi gonfi sul vecchio panchetto di legno. Sentiva addosso una stanchezza infinita: da diverse notti non riusciva a prender sonno, girandosi e rigirandosi su quel pagliericcio le cui foglie di “melja” scricchiolavano ad ogni movimento, senza trovare una posizione comoda. Quelle ultime settimane di gravidanza sembravano infinite. Continuando ad accarezzarsi il ventre si chiese ancora una volta se il nascituro sarebbe stato maschio o femmina. Tutte le donne le dicevano che era un maschio, per via della pancia “a punta”, ma ella sperava che fosse un’altra bimba come Lucia, la sua piccola di tre anni che ora era accucciata tra i suoi fratelli Beppe e Nino; erano tutti intenti ad ascoltar Minòt, che aveva appena iniziato a raccontare un’affascinante storia, di quelle che solo lui era in grado di narrare così bene. Ginèt aveva già ascoltato un migliaio di volte quella storia che parlava di una ragazza vissuta a Bosconero molti anni prima, e sorrise del fatto che ogni volta che Minòt la raccontava, questa si arricchiva di particolari e sfumature leggendarie partorite dalla fervida fantasia dell’anziano contadino. Ginèt osservò poi l’altro suo figlio, il maggiore, che se ne stava in disparte intagliando silenziosamente un pezzo di legno. Menico si sentiva ormai troppo grande per unirsi allo stuolo di bambini che ascoltavano stupiti ed un po’ impauriti quelle lunghe storie di streghe, di guerre, di amori e di morti. E nello stesso tempo non era ancora abbastanza adulto da poter intervenire nei discorsi degli uomini, che ora stavano discutendo fra loro a proposito di alcuni campi del padrone che si trovavano nei pressi dell’Orco e che rischiavano l’inondazione. Guardando con odio quella pioggia insistente Ginèt si arrabbiò in silenzio contro quel cielo, colpevole di tanti disastri. Tutta la loro vita sembrava una continua lotta contro le bizzarrie del tempo, che fossero esse pioggia, siccità o tempeste. Non avrebbe mai dimenticato quell’estate di sei anni prima: era il 1815 – lo ricordava perché a febbraio di quell’anno era nato Nino – quando una siccità spaventosa si era prolungata impietosamente per gran parte della primavera e per tutta l’estate. I campi mostravano dappertutto grosse crepe nel terreno argilloso, reso duro come

Una 17^ Mostra dell’Artigianato di Bosconero da record!

Si chiude con Domenica 12 Maggio una tre giorni dedicata all’Artigianato, che ha portato a Bosconero 160 espositori, e circa 15 mila visitatori. Una edizione rinnovata che è stata condivisa anche da un evento internazionale quali sono le Universiadi “Fisu Games” Torino 2025, attraverso la presenza della Mascotte Ufficiale To Tag. Mentre le Luci della Manifestazione si spengono, fra gli organizzatori e i volontari si pensa già alla prossima edizione, che cercherà di stupire ancora con nuovi eventi.

Un grande successo per la giornata ecologica “Green 4 Life”

Ambiente | Un grande successo per l’iniziativa “Green 4 Life” organizzata dal Comune di Bosconero, Ferramenta Carlo Celesia in collaborazione con AirBank s.r.l. Grandi e piccini si sono ritrovati sabato 25 Maggio alle ore 9 in Piazza Martiri della Libertà, si sono divisi in squadre e hanno passeggiato per le vie di Bosconero raccogliendo tutti i rifiuti. Al rientro in piazza è iniziata la divisione dei rifiuti per differenziarli. Una bella iniziativa finalizzata alla sensibilizzazione sull’importanza del rispetto verso il nostro Territorio e l’Ambiente che ci circonda. Bosconero non è nuova a queste iniziative, infatti già negli anni passati si era adoperata in tal senso con #Rispettailtuopaese e #stradepulite, a conferma che anche un piccolo paese può fare la differenza.

La nostra Storia

Bosconero trae il proprio nome dal fitto bosco (fitto cioè nero) che intorno all’anno 1000 si estendeva per migliaia di ettari tra l’Abbazia Fruttuaria di S. Benigno Canavese ed il centro economico di Rivarolo Canavese.Già citato nel lontano 882 in un documento come Roveredum, il primo nucleo era immerso in ombrosi boschi, vicino alle rive del torrente Orco che, nascendo dal massiccio del Gran Paradiso, lambisce il territorio del paese, ai confini con la selva “Fullicia”, la selva “Gerulfia” e la grande Abbazia di Fruttuaria. Roveredo quindi, era tutto circondato da una immensa foresta di querce e fu, forse, proprio questa a impedire contatti proficui della nostra gente con l’importante centro religioso e culturale benedettino. Ma il tenace lavoro dei monaci della vicina Fruttuaria riuscì a rendere zone fittamente boscose in terre fertili e produttive ed a convincere gli abitanti di Roveredo a iniziare la coltivazione massiccia di campi, prati e vigne. Roveredo però non fu mai sotto la giurisdizione di Fruttuaria, ma commercialmente gravitò verso nord, verso Riparolium e Canava. Nei secoli successivi all’anno Mille, data anche la vicinanza al torrente Orco, Roveredo, cadde in decadenza sia per le rovinose alluvioni del torrente, sia per le cause connesse alla fragilità del piccolo centro, isolato nella foresta e meta di scorrerie di barbari e briganti, e scomparve per ricomparire poco dopo, qualche chilometro più lontano dal fiume, in un nuovo e più ampio centro denominato Bosconegro e Lotti, praticamente ove sorge l’attuale nucleo abitato. A partire dall’anno 1694 Bosconegro e Lotti poi smise di essere una frazione di Rivarolo e divenne Comune autonomo. Rinomata fino all’inizio del 1900 fu la coltivazione della canapa dalla quale si ricavava un filo per la produzione di tessuti: la bella e resistente tela di canapa era il vanto e l’ornamento dei guardaroba dei bosconegrini ed era di uso esclusivo nella confezione delle lenzuola, delle tovaglie e degli indumenti personali come sottovesti. Ancora oggi è possibile ammirare nel terreno boschivo di proprietà comunale, denominato “Parco Naturale Gerbido”, le fosse (canavere) in cui avveniva la macerazione delle canne di canapa riunite in “giavèle” (fascio). L’esistenza di tanti boschi favoriva la produzione di una buona quantità di ottimi funghi commestibili, di cui in particolare si ricorda, l’ancora attuale crescita, nel periodo autunnale, della “famiola ” e dei “plareuj’ ” da cui ha avuto origine il personaggio carnevalesco di Chinota – Regina dij Plareuj’. L’agricoltura allora, come sarà per molti secoli seguenti, era il settore trainante: tutte le famiglie coltivavano la terra, tagliavano i boschi, commerciavano il legname (i pregiati roveri di Bosconero erano molto richiesti dal mercato), si dedicavano alla caccia…. sino a giungere ai giorni nostri. Situato praticamente lungo l’asse stradale Torino-Caselle-Ceresole, Bosconero è un centro che conta circa 3.100 abitanti (compresi quelli della vicina frazione Mastri) ed i motivi di vanto e rinomanza sono diversi: la festa patronale in onore di San Giovanni Battista, la straordinaria riuscita delle attività svolte dalle numerose Associazioni, la sentita festa del borgo “La Rusà” in onore della Madonna della Neve, la “Sagra del Tomino” presso la Frazione Mastri, le attività economiche locali che stanno assumendo valenza regionale e la “Mostra regionale dell’Artigianato” la quale richiama migliaia di visitatori da tutta Italia la seconda domenica di maggio di ogni anno. Tale manifestazione nasce da un’idea dell’Amministrazione comunale di istituire e far crescere negli anni una evento artigianale, con particolare attenzione all’artigianato d’Eccellenza, al fine di salvaguardare, conservare e promuovere il patrimonio locale, provinciale e regionale.