Bosconero trae il proprio nome dal fitto bosco (fitto cioè nero) che intorno all’anno 1000 si estendeva per migliaia di ettari tra l’Abbazia Fruttuaria di S. Benigno Canavese ed il centro economico di Rivarolo Canavese.
Già citato nel lontano 882 in un documento come Roveredum, il primo nucleo era immerso in ombrosi boschi, vicino alle rive del torrente Orco che, nascendo dal massiccio del Gran Paradiso, lambisce il territorio del paese, ai confini con la selva “Fullicia”, la selva “Gerulfia” e la grande Abbazia di Fruttuaria.

Roveredo quindi, era tutto circondato da una immensa foresta di querce e fu, forse, proprio questa a impedire contatti proficui della nostra gente con l’importante centro religioso e culturale benedettino. Ma il tenace lavoro dei monaci della vicina Fruttuaria riuscì a rendere zone fittamente boscose in terre fertili e produttive ed a convincere gli abitanti di Roveredo a iniziare la coltivazione massiccia di campi, prati e vigne. Roveredo però non fu mai sotto la giurisdizione di Fruttuaria, ma commercialmente gravitò verso nord, verso Riparolium e Canava.

Nei secoli successivi all’anno Mille, data anche la vicinanza al torrente Orco, Roveredo, cadde in decadenza sia per le rovinose alluvioni del torrente, sia per le cause connesse alla fragilità del piccolo centro, isolato nella foresta e meta di scorrerie di barbari e briganti, e scomparve per ricomparire poco dopo, qualche chilometro più lontano dal fiume, in un nuovo e più ampio centro denominato Bosconegro e Lotti, praticamente ove sorge l’attuale nucleo abitato. A partire dall’anno 1694 Bosconegro e Lotti poi smise di essere una frazione di Rivarolo e divenne Comune autonomo.

Rinomata fino all’inizio del 1900 fu la coltivazione della canapa dalla quale si ricavava un filo per la produzione di tessuti: la bella e resistente tela di canapa era il vanto e l’ornamento dei guardaroba dei bosconegrini ed era di uso esclusivo nella confezione delle lenzuola, delle tovaglie e degli indumenti personali come sottovesti. Ancora oggi è possibile ammirare nel terreno boschivo di proprietà comunale, denominato “Parco Naturale Gerbido”, le fosse (canavere) in cui avveniva la macerazione delle canne di canapa riunite in “giavèle” (fascio). L’esistenza di tanti boschi favoriva la produzione di una buona quantità di ottimi funghi commestibili, di cui in particolare si ricorda, l’ancora attuale crescita, nel periodo autunnale, della “famiola ” e dei “plareuj’ ” da cui ha avuto origine il personaggio carnevalesco di Chinota – Regina dij Plareuj’.

L’agricoltura allora, come sarà per molti secoli seguenti, era il settore trainante: tutte le famiglie coltivavano la terra, tagliavano i boschi, commerciavano il legname (i pregiati roveri di Bosconero erano molto richiesti dal mercato), si dedicavano alla caccia…. sino a giungere ai giorni nostri.

Situato praticamente lungo l’asse stradale Torino-Caselle-Ceresole, Bosconero è un centro che conta circa 3.100 abitanti (compresi quelli della vicina frazione Mastri) ed i motivi di vanto e rinomanza sono diversi: la festa patronale in onore di San Giovanni Battista, la straordinaria riuscita delle attività svolte dalle numerose Associazioni, la sentita festa del borgo “La Rusà” in onore della Madonna della Neve, la “Sagra del Tomino” presso la Frazione Mastri, le attività economiche locali che stanno assumendo valenza regionale e la “Mostra regionale dell’Artigianato” la quale richiama migliaia di visitatori da tutta Italia la seconda domenica di maggio di ogni anno.

Tale manifestazione nasce da un’idea dell’Amministrazione comunale di istituire e far crescere negli anni una evento artigianale, con particolare attenzione all’artigianato d’Eccellenza, al fine di salvaguardare, conservare e promuovere il patrimonio locale, provinciale e regionale.

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